sabato 18 aprile 2020

STEP #08 "Ri-scaldare" nella Storia della Tecnologia

Ipocausto: L'ingegnoso sistema di riscaldamento dei Romani

Se fino ad ora abbiamo condotto la nostra indagine in merito al verbo "Ri-scaldare" ricercandolo nelle diverse forme di comunicazione e d'arte, vedendo come quest'ultime riescano in modo diverso a rappresentare il nostro verbo, comunicando le molteplici accezioni del suo significato, vogliamo adesso scoprire come nell'antichità l'uomo abbia fatto propria questa'azione.

Nello specifico la domanda che quest'oggi ci poniamo è: come ci si riscaldava nelle antiche civiltà?

Per rispondere a questo quesito dobbiamo fare un salto nel tempo fino ad arrivare tra il II e il I secolo a.C quando a Roma l'ingegnere Gaius Sergius Orata (Lucrino, 140 a.C - 90 a.c) inventò i "pensiles balneae" ovvero il sistema di riscaldamento a Ipocausto nelle terme, che sebbene già noto nell'antica Grecia furono poi i Romani a perfezionare adottandolo in modo esteso per riscaldare i calidari, spazi destinati ai bagni in acqua calda e ai bagni di vapore delle terme romane, e per il riscaldamento delle ville più lussuose [1].

Si tratta sicuramente di un'invenzione tecnologica di una certa rilevanza soprattutto se comparata a quelli che erano i sistemi precedentemente adottati. Prima del I secolo a.C infatti tutti i bagni locali venivano riscaldati attraverso grandi bracieri che da un lato rappresentavano un rischio per la salute per via dei fumi di combustione e poi non riuscivano a mantenere la temperatura costante [2].


Padre degli attuali sistemi di riscaldamento a pavimento e parete, l'Ipocausto, dal greco 'ὑπόκαυστον (da ὑπό = "sotto" e καίω = "brucio")', si configura in un impianto in grado di far circolare sotto il pavimento e lungo le pareti aria calda proveniente da un forno costantemente alimentato a legna o carbone vegetale o fascine.

Spaccato di un sistema di riscaldamento romano a Ipocausto [3].

Nello specifico il grande focolare detto "praefurnium" era caratterizzato da una grande apertura ricavata nel muro e collegata ad uno stretto canale entro cui la figura responsabile (il "fornacator") inseriva a ritmo continuo il combustibile. L'aria ad altissima temperatura che veniva così prodotta era da un lato utilizzata per riscaldare l'acqua, ponendo al di sopra del focolare delle grandi cisterne a loro volta collegate alle vasche dei bagni e dall'altro lato veniva sfruttata per riscaldare le sale. I pavimenti degli ambienti che andavano riscaldati erano infatti sospesi e sorretti dalle così dette "sospensurae" colonnine quadrate o circolari fatte in mattoni. In questo modo il calore generato dal focolare aveva modo di circolare in questo spazio vuoto al di sotto delle pavimentazioni, venendo così convogliato agli ambienti soprastanti. Inoltre per ottenere un riscaldamento più uniforme venivano collocate delle tubature in laterizio a sezione rettangolare, "tubuli",  lungo delle intercapedini realizzate nelle pareti, che permettevano all'aria calda di diffondersi anche verticalmente [4].


Schema del principio di funzionamento dell'Ipocausto romano [5].

Sebbene per riscaldare un'intera stanza erano necessari più ipocausti questo sistema era talmente efficiente che nelle sale più calde, "calidarium", la temperatura giungeva fino ai 60°C [6].











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